finiti i diari di Keith Haring, una lettura decisamente inspiring, anche per chi non e’ un artista o nemmeno un esperto in materia.

Alcuni passaggi estratti : citando un’intervista a George Condo, un pittore apprezzato da KH, ad una domanda su vita e arte, quale delle due sia piu’ importante, George risponde che e’ piu’ importante l’arte perche’ e’ immortale. A quel tempo (1987) Keith non sapeva o non era certo ancora di avere l’AIDS e quindi non sapendo se avesse i giorni contati conclude che cio’ che conta e’ fare il piu’ possibile, il piu’ velocemente possibile, […]

“sono sicuro che cio’ che restera’ in vita dopo la mia morte sara’

sufficientemente importante per sacrificare il mio lusso e il mio tempo libero.”

Un altro punto che mi ha colpito e’ il rispetto e la considerazione per i bambini, non a caso il bimbo che gattona (come quello sulla copertina dei diari) e’ assurto a suo logo :

“Non c’e’ nulla che mi renda piu’ felice che far sorridere un bambino. La ragione

per la quale il “bebe’” e’ diventato il mio logo o la mia firma e’ che si tratta dell’esperienza piu’ pura e positiva dell’esistenza umana”

Infine lo stupore davanti al giardino delle delizie di Bosch al Prado, un senso di “iperrealta’, il cui effetto, considerato che si tratta un dipinto del 1500, e’ alquanto strabiliante ancora oggi.

Stupore che condivido, probabilmente e’ l’opera che mi era rimasta piu’ impressa la prima volta che ho visitato il Prado nel 1985 e ancora all’inizio del 2004 ho voluto rimirarla per bene.