Statistiche culturali

Il mio rapporto con la statistica e’ piuttosto vario: l’esame di statistica in universita’ (assieme a contabilita’)e’ quello che registra il voto minimo possibile , forse perche’ aveva un che di astrazione che la rendeva evanescente, La media dei voti degli esami invece era qualcosa di piu’ concreto, e seppur la mia non fosse strabiliante (attorno al 26) la sua varianza era pressoche’ la massima possibile.Di li’ a poco pero’ comincio a fare i primi grafici (carta millimetrata) dell’andamento delle azioni e concetti come la media mobile acquistano maggiore utilita’ pratica, uniamo l’interesse per tenere traccia di alcune esperienze ed ecco una statistica dei miei apporti culturali recenti, cd, concerti, libri.

Mi rendo conto che questo risultato puo’ candidarsi tranquillamente al titolo di post piu’ inutile dell’anno (anche se immagino che alcuni esperti di marketing pagherebbero per uno studio delle dinamiche dei consumi culturali). Certo si puo’ obiettare che un cd quadruplo di Springsteen abbia un costo diverso da un nice price o che i pattern di consumo sono differenti: concerti e libri sono sostanzialmente esperienze “monouso”, mentre un cd (salvo che non faccia proprio schifo) lo si riascolta piu’ volte. Pero’ in generale si puo’ evincere (al di la’ dall’eccezione 2002 fatta per confermare la regola) una costanza del numero di stimoli culturali ricevuti ed un sostanziale rapporto di trade-off tra le varie alternative.