warning : se non siete nel mood giusto, probabilmente il quote sotto vi sembrera’ eccessivo, idealista, nauseamente mellifluo, iperbolico, io vi ho avvisati.
Oggi mi ha colpito molto quanto scrive Massimo Gramellini, su Lo specchio de La Stampa, l’argomento era le sofferenze d’amore dopo un abbandono, nell’argomentare si richiama al dialogo di Fedro di Platone (che mi bookmarko al volo) dove il filosofo ateniese spiega poeticamente le radici dell’uomo e dei suoi sentimenti trascrivo :

Siamo anime incarnate che bramano di tornare nel Tutto da cui provengono, e solo nell’amore ritrovano l’eco di quella magia rimossa ma non dimenticata. La bellezza, naturalmente non solo quella esteriore risveglia il ricordo dell’assoluto e per un attimo ci fa librare lontano dalle miserie che fanno parte di questa esperienza terrestre. Insomma, l’amore e’ a tutti gli effetti un’esperienza mistica e l’atto sessuale il momento in cui, per un assurdo solo apparente, l’uomo comune si avvicina di piu’ al piacere connesso alla sua natura spirituale[…]perche’ fino a quando avremo voglia di annusare il profumo dell’infinito da cui veniamo, non potremo smettere di innamorarci mai.