wings for wheels and dreams for plans

Wings for wheels e’ il documentario sulla realizzazione di born to run, pietra miliare di bruce springsteen, incluso nell’edizione trentennale del disco uscito originariamente nel 1975. Pur avendolo comprato appena uscito, l’ho visto solo stasera e ho potuto capire meglio quanta intensita’ e lavoro stanno dietro a questo capolavoro. Bruce spiega come stesse cercando un punto di svolta eavesse capito di cosa voleva scrivere e come i personaggi delle sue canzoni lo avrebbero accompagnato per il resto della sua vita. In un punto parla di lasciarsi dietro l’idea adolescenziale dell’amore, capire se e’ vero, capire cosa succede quando i sogni si avverano e quando no.
Di quell’album ho sempre amato “thunder road”, ancora prima di conoscere bene l’inglese e capire cosa volesse dire; nel suo testo c’e’: “to trade in these wings on some wheels” ed e’ proprio il punto di scambiare qualcosa di irreale, delle ali dell’eroe (che non e’), con qualcosa di concreto, ruote per correre sull’autostrada che porti via verso sogni da realizzare, via dai perdenti che affollano questa citta’. E’ tutto una tensione, correre, fare, ma molto reale; e’ portare l’intensita’ dei sogni nella vita reale.

Mi vengono in mente per contrappasso dei passaggi di due altre canzoni sentite piu’ o meno recentemente che a citarle insieme nel post gia’ mi immagino dei puristi storcere il naso.
Dreams for Plans e’ nell’ultimo album di Shakira; anche qui ci sono delle ali: “all we really needed was our bare feet and a pair of wings to fly” ma poi qualcosa si e’ perso lungo la strada e un piano e’ qualcosa di molto piu’ freddo rispetto ad un sogno: “Have we missed our chance? Have we changed our hopes for fears and our dreams for plans?

Anche in All good things (come to an end) di Nelly Furtado si viaggia ci si chiede se si rimane giovani e si assiste alla fine dei sogni e ci si chiede il perche’.

Traveling I only stop at exits
Wondering if I’ll stay
Young and restless
Living this way I stress less
I want to pull away when the dream dies
The pain sets it and I don’t cry
I only feel gravity and I wonder why

Flames to dust
Lovers to friends
Why do all good things come to an end

pure Mary in Thunder Road ha paura e pensa che forse non si e’ piu’ cosi’ giovani, certo un po’ di fiducia e la magia della notte possono servire per iniziare il viaggio, ma poi ce ne vuole di benzina per andare avanti e quello e’ solo l’inizio.

Procedere per opposti segreti

Tra i testi di alcune canzoni canzoni nella mia playlist “recently played” si annidano frasi che si intrecciano :

Tell me your secrets and ask me your questions,
Oh, let’s go back to the start.

The Scientist – Coldplay

oooo, i don’t wanna know your secrets
oooo, they lie heavy on my head
oooo, let’s break the night with colour
time for me to move ahead

Richard Ashcroft – Break the night with colour

ma forse si tratta di opposte visioni su un tratto di cammino in salita e ad un certo punto:

save the profile for the camera
give me your eye to eye
i know all your secrets
and you know all of mine

Ani DiFranco – Make me stay

i believe in a better way

e pensare che potevamo anche perderci il concerto di Ben Harper al Datch Forum di Assago ieri sera… Infatti, l’avviso via sms della chiusura dell’autstrada Milano Torino non e’ stato proprio in real time e quindi uscita forzata dall’autostrada a Novara Est e poi strada statale a passo d’uomo. Siamo arrivati al forum alle 21.20 e da fuori sembrava ci fosse un terremoto all’interno, un misto di Hendrix e metallo assortito, ho detto, mah non sara’ mica lui, invece si, quindi ci siamo persi qualcosa dell’inizio ma comunque il concerto ha meritato ampiamente, sia nei pezzi piu’ movimentati (tipo please don’t talk about murder when i’m eating) che in quelli piu’ lenti e intensi come where could i go cantata , o meglio nel finale gridata intensamente senza microfono nel silenzio del forum : commovente. Sara’ un classico poi ma get up stand up con sullo sfondo il tricolore ha il suo effetto e mi ricorda che l’ultimo concerto prima di questo a qui ero stato erano i Wailers ad Atene. E’ stata la terza volta che ho visto Ben dal vivo e per quanto ritenga che alcuni dischi siano ormai pietre miliari ma sono di dieci anni fa, anche le cose piu’ recenti hanno il loro interesse: morning yearning ad esempio, anche dal vivo rende un’atmosfera struggente e dilatata e una inedita che dalle parole che ho colto direi essere lifeline con quella sensazione di impermanenza del tempo nel proprio cammino su cui potrei scrivere pagine, ma non ora.

pixie

maybe you don’t like your job
maybe you didn’t get enough sleep
well, nobody likes their job
nobody got enough sleep
maybe you just had
the worst day of your life
but, you know, there’s no escape
and there’s no excuse
so just suck up and be nice

pixie – ani difranco

alle radici della musica

c’e’ un piacere sottile nel comprare un disco non appena viene messo in vendita: recarsi nel negozio, trovarlo in bella vista se di un artista famoso o andare a cercarselo, prenderlo tra le mani e poi scartarlo quanto prima per poterlo ascoltare.
Cosi’ e’ stata anche questa volta per il nuovo di Bruce Springsteen, uno stile diverso dal solito ma a me non sconosciuto,gia’ parecchio tempo fa avevo un vinile “folkways” dove lui faceva un paio di cover di woody guthrie e poi nel 2000 usci’ ‘til we outnumber’em , una raccolta prodotta da ani difranco dove tra gli altri artisti bruce faceva un altro paio di pezzi folk di guthrie. Ani si e’ sempre proclamata una folksinger, ma la maggior parte delle sue canzoni sono “contemporanee”, certo non mancano rivisitazioni di classici, ed e questo un genere che ci manca o meglio e’ ben difficile farlo riemergere come una radice condivisa : certo ci sono le canzoni dei partigiani o quelle delle mondine e forse “pay me my money down” potrebbe fare il paio con “sciur padrun dali beli braghi bianchi cala li palanchi“.
Comunque il primo ascolto di “we shall overcome” mi da soddisfazione, come pure aprire il package cartonato e leggermi i testi nel libretto. certo. per ascoltarlo l’ho gia’ messo sull ipod e me lo porto in giro.

quanti “media” diversi mi sono passati per le mani : al di la’ dai primi dischi dei miei genitori (mi ricordo ancora un disco che si intitolava “legata ad un granello di sabbia” o “scandalo al sole”, con un giradischi anni 60 ai primi dischi 45 giri comprati per me (il primo in assoluto “la tartaruga” di bruno lauzi, seguito con un discreto salto da “another brick in the wall” dei pink floyd. poi nel 1983 la prima radio con le cassette su cui registrare, nell 1987 arriva lo stereo e qui i vinili, 33 giri indimenticabili : volete mettere aprire il doppio di “the river” o il quintuplo live 75-85 sempre di springsteen ? le cassette continuano e vanno avanti ancora, soprattutto per l’autoradio. poi direi nei primi anni 90 ecco il cd : suono digitale, un po’ freddo (e costoso) pero’ molto piu’ trasportabile del vinile, anche se fino al 1996 non arriva un masterizzatore, per potersi fare l’equivalente della “cassettina” di dieci anni prima. Nel 2000 inizia una parentesi con un media non molto popolare : il minidisc. comodo per registrare in digitale, soprattutto dal vivo, ora mi sembra un periodo molto lontano. La tecnologia evolve, arrivano gli mp3 e giusto un anno fa compro un ipod : 30 giga di spazio per poter avere tutta la musica che voglio che mi segue. Cambia anche il modo di ascoltare, risaltano piu’ i brani singoli e ci si mette un secondo a creare una playlist (cassettina virtuale reloaded), certo manca la fisicita’ del supporto pero’ ci sono altri vantaggi, verrebbe da pensare che la gamma possibile dei supporti e media sia completa, si’ ci potranno essere dei miglioramenti in termini di qualita’ sui cd/dvd o nei sistemi di compressione, ma chi avrebbe potuto prevedere questa evoluzione 25 anni fa ?

break the night with colour

decisamente nelle ultime settimane la canzone in cima ai miei ascolti e’ stata break the night with colour dal nuovo album di richard ashcroft. C’e’ qualcosa di classico in quella canzone, con quel sapore bittersweet che mi fa apprezzare richard e lo fa sentire vicino, anche nelle sue foto c’e’ qualcosa che mi ricollega ad anni e momenti un po’ lontani ora . inoltre c’e’ il fattore cronologico: e’ interessante pensare che richard, ani di franco e ben harper, quindi tre degli artisti che stimo maggiormente hanno piu’ o meno la mia eta’. Ritornando alla canzone, ha quell’equilibrio proprio della semplicita’, alla fine sono due giri di 4 accordi (Dm, F, C, G e Am, Em, F, C ) e rende bene anche nella versione acustica su iTunes , piu’ lenta, dove il flauto e la slide accarezzano la melodia come nella versione cd fa la chitarra twang e forse una slide elettrica o comunque un onda sinusoidale pura come un budino arancione.
Nell’originale e anche nel video si sentono dei leggeri cracks come da puntina sul vinile, stesi sulla trama degli accordi sul clavicembalo.
Non ancora soddisfatto, ho estratto l’audio dalla versione live contenuta nel DVD che accompagna il cd e quindi posso variare su almeno tre versioni. Ci sono passaggi nel testo che mi risuonano costantemente :

The corridors of discontent that i’ve been travelling
On the lonely search for truth, the world’s so frightening
Nothing’s going right today ‘cause nothing ever does

Time for me to break my cover
Time for me to move ahead

you think i’m giving it up , here i come again

ma nonostante le mie parole, la bellezza della canzone rimane lontana e solo parzialmente descrivibile, come dice Springsteen aprendo VH1 storytellers :
talking about music is like talking about sex, can you describe it ? are you supposed to ?

forever

…people spend so much time
every single day
runnin’ ‘round all over town
givin’ their forever away
but no not me
i won’t let my forever roam
and now i hope i can find
my forever a home
so give me your forever
please your forever
not a day less will do
from you…

forever – ben harper

Jamming in Atene…

Partiti ore 10:35 per un weekend ad Atene di tutta cultura e scarpinate, adiacente a 3 giorni di duro lavoro, ci siamo ritrovati sull’aereo una band raggae, l’occhio acuto della mia compagna di viaggio riconosce il badge con scritto “artist” e sotto : Wailers la mitica band che accompagnava Bob Marley… Atterrati, chiedendo candidamente, excuse me, are you the legendary wailers ?, alla risposta, of course (con faccia un po’ da compatimento) magicamente ci siamo ritrovati nella guest list del loro concerto al Gagarin 205 , come dire di no ? la serata che si prospettava tipica con cucina greca all’ombra del partenone ha invece subito un imprevista e quantomai piacevole svolta rasta…Concerto veramente bello e inteso e … un concerto raggae a tutti gli effetti. Comunque nel frattempo un primo giro al quartiere modaiolo di Kolonaki e una vista notturna di Atene dall’alto della collina di Lycabetto non ce li siamo fatti mancare. Last but not least, l’hotel AVA all’altezza delle aspettative prenotato via internet e da cui stiamo bloggando via adsl dalla camera (for free !)

10 anni fa…

uscivano due dischi decisivi e che ancora oggi considero tra i 5 migliori nella mia peronsale classifica : Relish di Joan Osborne e Fight For Your Mind di Ben Harper, giusto in questi giorni li sto riascoltando con piacere. Di Relish mi aveva colpito la voce sensuale di Joan, l’originalita’ di alcuni pezzi come pure l’abilita’ nel reinterpretare brani altrui (Man in The Long Black Coat di Dylan ad esempio), il disco e’ noto ai piu’ verosimilmente per One of Us che si sentiva parecchio per radio.
Su Fight for your mind potrei parlare per ora, ma mi ricordo perfettamente la prima volta che l’ho sentito, in sottofondo a casa di una carissima amica, mentre si cenava e le escursioni sulla chitarra weissenborn in God Fearing Man si mescolavano col vino calabrese dando comunque quella nitida sensazione di non avere mai ascoltato niente del genere.
A distanza di anni ancora scopro piccoli dettagli che mi fanno pensare, ad esempio un passaggio proprio nella canzone omonima mi fornisce nuova ispirazione :

If you’re gonna finish,
You got to begin.
Don’t you fear,
What you don’t know.
Just let that be,
Your room to grow