sento un venticello qui sotto la mia scrivania, uhm e non penso siano le ventole dei miei 3 pc, deve essere un turbinare di qualcosa di differente

guardi sotto e vedi scagazzo, direi piccione vulgaris scagazzzantis, razza che, non me ne vogliano gli animalisti, potrebbe benissimo essere fatta migrare in altri posti meno sviluppati dove potrebbe tranquillamente finire in tavola, poi se guardi in alto su un albero come tanti, su una strada come tante della mia citta’ trovi degli animali inusuali… non essendo la tassonomia animale in cima alle mie top skill non so se siano gufi, barbagianni o creature della notte, pero’ di loro colpisce la assoluta immobiblita’

appena arrivato tra le mie mani il mitico triplo cd live di springsteen 1975-85, in pratica un disco che ho amato per anni, a partire da quando, dopo aver ascoltato Born in the USA nel 1985 mi sono detto, beh ma cosa ha fatto questo artista, E’ un’enciclopedia del rock e di come sono i concerti live del boss, quando lo avevamo preso era un quadruplo vinile e considerati gli esigui budget di sedicenni, avevamo fatto le cassettine, ora dritto dritto da amazon.co.uk sfruttando dei crediti guadagnati come referrals fee tempo fa eccolo qui in CD. Oggi come allora gli stessi brividi giu’ per la schiena quando parte War o lo stesso sognare su Thunder Road. Ai tempi poi le parti di parlato (tipo quella dove introduce the river) cercavo di capirle dal basso di due anni scarsi di studio dell’inglese al liceo e senza altri supporti, oggi a parte che cercando su internet sicuramente si trova il transcript, ne capisco anche di piu’ e l’apprezzamento cresce. E’ bello crescere con questa musica e scoprire che anche 16 anni dopo sa esserti vicino

treno, intercity con carrozza open space e posto con tavolinetto, ideale per appoggiare il portatile senza avere l’effetto stiro sulle ginocchia, che non sia mai che annulla la piega dei pantaloni. Mi siedo e apro la borsa del portatile, la signora di fronte a me mi fissa, apro e avvio e ancora mi fissa, mah . poi dopo un po’ esordisce dicendo :

io ho un problema col suo portatile .

La guardo francamente perplesso, penso: le sto rubando spazio per il giornale;lo escludo, sono attento a non invadere gli spazi altrui.Penso ancora,: sara’ una che non sopporta la tecnologia e odia i portatili. Ripenso: ha detto il mio portatile, dunque un IBM T22, magari suo padre lavorava in IBM e ha inserito la mano in un lettore di schede perforate rimanendone offeso e da allora IBM e’ male. boh.

no sa, porto il pacemaker e puo’ interferire

mortificato, mi scuso con la signora, ci mancherebbe che un defrag abbia l’effetto di un defribrillatore, spengo a razzo il pc anzi fosse per me accellererei lo spegnimento strappando con le unghie da chitarrista la batteria dal suo alloggiamento

in questi giorni la mia produttivita’ personale e’ aumentata notevolmente : smanettamento modello ricerca di idee sul pc in treno e coding css/html di sera, come ora, con una candela blu nella stanza avvolto in un super pile blu che protegge dal freddo notturno, divisa da cavaliere del sacro ordine del verdana 10 px

l’alfabeto della pace

Mi sembra di vedere una mancanza, una mancanza che probabilmente esiste da sempre, in termini di linguaggio, di esperienza, di qualcosa che puo’ essere compreso e potenzialmente condiviso se non da tutti, per lo meno da molti. Parlo della pace, o meglio della sua traslazione nella vita quotidiana, non come discorso di supreme persone illuminate, non come azione lodevole di gruppi di volontari considerati quasi come freak o illusi : come cosa quotidiana, di tutti.
Pace tra le persone che magari sono in coda in macchina, tra i membri della stessa famiglia, tra le persone con le quali passi forse piu’ tempo :al lavoro.
Di qui salendo verso organizzazioni sociali piu’ ampie : come mai esiste un ministero della difesa (che poi, se diventa difesa preventiva, come sembra essere la nuova moda che potremmo importare come tante altre cose dagli USA, perche’ non chiamarlo ministero della guerra) e non c’e’ traccia di un ministero della pace ?

E nelle scuole perche’ non c’e’ obbligatoria la pace come materia di studio ? La pace non e’ qualcosa di indefinibile nell’alto dei cieli, e’ qualcosa che sta in terra e sta a noi renderla viva, comprendendo e poi agendo. Certo qualcuno dira’: beh guarda ad esempio come la scuola faccia a volte passar la voglia di leggere, forse non sarebbe una grande trovata educare alla pace.

Puo’ essere, ma la scuola per lo meno ti insegna l’alfabeto e qualcosa in piu’, qui in termini di pace c’e’ molto analfabetismo in giro.

avendo citato due volte in un giorno “less is more” e non ricordandomi quale architetto avesse pronunciato quella frase ho cercato su google e da qui scoperto che in realta’ la citazione originalmente va attribuita a Robert Browning in un suo poema ( io mi ricordavo solo Mies Van der Rohe), nello stesso poema e nello stesso sito si richiama un’altra massima che mi acchiappa : “a man’s reach should exceed his grasp” che pero’ forse proprio per il mio non eccessivo grasp o mastery dell’inglese non mi e’ cosi’ immediato tradurre precisamente, anzi se qualcuno ha un’idea mi interesserebbe (qua ci starebbe bene il tool per i commenti). di nuovo nello stesso sito reminescenze lontane da Keats su beauty and truth e dintorni, di qui potrei perdermi chiedendomi chi ha detto Beauty is in the eye of the beholder ma la spirale potrebbe essere perversa

non per essere monotono, ma ieri sera scena con traffico bloccato da rosso perenne al semaforo finche’ ad un certo punto si decide, chi e’ piu’ rapido o con la macchina piu’ grossa passa prima, veramente capisco quello che mi diceva una volta un tizio che si occupava di urbanistica : che la matematica del caos offre modelli validi per capire l’andamento delle code, magari che ne so’ un semaforo rosso a Strasburgo provoca un ingorgo a Milano. E poi stamane scena di nuovo simile ma non nello stesso punto e non mi e’ rimasto altro che farmi diverse centinaia di metri in contromano per guadagnare una via di fuga. Il bello e’ riuscire a mantenere la calma in questi momenti, uno ce la mette tutta, si alza con propositi pacifici, irrorati da un te verde sciogliendoci ginseng dall’ampolla e addolcendo col miele e si sente tutto propositivo e poi magari vorresti tirar fuori la balaclava e fracassare il tizio davanti che non si sposta

in effetti tre giorni consecutivi di pendolarismo in macchina attraversando Milano sono deleteri, code su code, traffico ancora peggio del solito, teorie di macchine come piccole formichine se guardate dall’alto, poi ci sono i furboni, quelli che cercano di passarti da ogni lato, o di evitare la coda sulle uscite della tangenziale arrivando belli belli all’ultimo metro e mettendo fuori la freccetta ,in quei casi ti viene voglia di avere un cannoncino a positroni per spazzare la strada e andare avanti, perche’ probabilmente andare in macchina nel traffico o in guerra tira fuori il peggio dalle persone